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Grotta Guattari
Resti fossili di nove uomini di Neanderthal e importantissimi dati per la ricostruzione dell’antico ambiente e del paesaggio, sono stati portati alla luce nella Grotta Guattari. Le immagini del filmato sull'area di scavo costituiscono l'unica testimonianza video dei ritrovamenti archeologici all'interno del sito di ritrovamento.
Le immagini inedite degli eccezionali ritrovamenti di Grotta Guattari
I nuovi ritrovamenti della Grotta Guattari a San Felice Circeo (LT) sono fondamentali per lo studio dell’uomo di Neanderthal e del suo comportamento. Nel corso di ricerche sistematiche sono emersi significativi reperti fossili attribuibili a 9 individui di uomo di Neanderthal: 8 databili tra i 50mila e i 68mila anni fa e uno, il più antico, databile tra i 100mila e i 90mila anni fa. Sono inoltre stati rinvenuti reperti di iene, di elefante, di rinoceronte, di orso delle caverne e dell’uro, il grande bovino estinto. Questi, insieme agli altri due trovati in passato nel sito, portano a 11 il numero complessivo di individui presenti nella Grotta Guattari, che si conferma così uno dei luoghi più significativi al mondo per la storia dell’uomo di Neanderthal. La peculiarità della grotta, grazie alle eccezionali condizioni conservative, è quella di permettere un vero e proprio viaggio nel tempo con condizioni sostanzialmente immutate rispetto a 50 mila anni fa.
la storia di Grotta Guattari
Tra le grotte del Circeo che conservano testimonianze neandertaliane quella di maggiore rilevanza scientifica in assoluto è Grotta Guattari, scoperta nel 1939 dopo che una frana ne aveva sigillato l’ingresso 53 mila anni prima.
Al suo interno fu rinvenuto, assieme a una gran quantità di ossa fossili di animali preistorici, il cranio di un Homo Neanderthalensis deposto all’interno di pietre disposte a circolo, fu il primo cranio di questa specie ad essere ritrovato praticamente integro e ritenuto il meglio conservato, tanto che il semplice riferimento a Grotta Guattari evoca universalmente la storia dell’Uomo di Neanderthal.
Recentemente la grotta è stata oggetto di nuovi studi per la datazione del deposito e del paleo-suolo frequentato dalla iena, che si avvale di strumenti e metodi di ricerca innovativi e dei quali si è parlato nel convegno avente come tema “Grotta Guattari 80 anni dopo la scoperta, appunti di memoria e prospettive” tenutosi a San Felice Circeo il 19 maggio 2019, con anticipazioni sui risultati delle ricerche in attesa dei risultati definitivi che verranno dalle analisi di laboratorio per le quali occorrono mesi o anni; tra le novità già divulgate spiccano le nove scoperte dell’I.N.G.V. pubblicate da Fabrizio Marra sull’alternarsi delle glaciazioni.
La scoperta della grotta avvenne casualmente, mentre operai dell’hotel di Alessandro Guattari, da cui il nome della grotta, erano intenti a prelevare materiale anticamente franato dal colle Morrone per adoperare il terreno setacciato a rincalzo delle talee di vite messe a dimora sul retro dell’albergo, come avveniva ogni anno per ampliare la vigna da cui si produceva il vino per l’albergo.
Prelevando terreno dalla frana anno dopo anno ne diminuiva lo spessore scoprendo sempre più la roccia sottostante, fu così che il 24 febbraio del 1939 venne alla luce un’apertura nella roccia che lasciava intuire l’esistenza di un cunicolo che penetrava nella montagna.
A quell’epoca erano in atto i lavori di bonifica della palude pontina, e molti archeologi seguivano gli scavi alla continua ricerca di reperti archeologici negli strati profondi del terreno, sostando a fine giornata nel vicino albergo del Guattari.
Tra essi vi era il paleontologo Alberto Carlo Blanc, che passeggiando tra la vigna, il frutteto e l’orto nel retro dell’albergo aveva notato nel terreno rimosso alcuni reperti ossei di animali antichi, e confidato al Guattari la possibilità di importanti scoperte archeologiche nella zona.
Il Guattari entrò nel cunicolo e dopo aver superato una strettoia dove la volta si abbassava quasi a toccare il suolo, si trovò in una grotta formata da diversi ambienti nei quali si addentrò al lume di una candela, camminando carponi sopra una superfice cosparsa di ossa di ogni tipo e dimensione tra le quali un cranio umano all’interno di un circolo di pietre.
Ricordando le confidenze fattegli tempo prima dal prof. Blanc si rese subito conto di trovarsi in presenza di un importantissimo giacimento archeologico, e uscito dalla grotta ne vietò l’accesso a chiunque informando della scoperta il Blanc, che arrivato nel pomeriggio dello stesso giorno penetrò a sua volta nella grotta.
La straordinarietà consisteva nel fatto che la grotta, sigillata da una frana di epoca preistorica, presentava al suo interno un ambiente conservato esattamente com’era 53 mila prima, con la superficie del paleo suolo cosparsa di ossa di molti animali che documentano la ricca fauna esistente all’epoca e ora in buona parte scomparsa in Italia (iene, rinoceronti, ippopotami, elefanti, cervi, buoi primigeni, cavalli) e soprattutto presentava un cranio di Uomo di Neanderthal, ormai comunemente denominato “Uomo del Circeo” un reperto eccezionale perché il primo ad essere rinvenuto quasi integro e in buono stato di conservazione, senza subire schiacciamenti né fratture perché conservato in superficie.
Nel sito furono rinvenute anche due mandibole umane, una delle quali potrebbe essere appartenuta allo stesso individuo del cranio, enigma che ora è possibile risolvere sottoponendo i tre reperti all’esame del DNA Le ossa ritrovate nei 5 strati analizzati sono appartenenti in maggioranza al Bos primigenius, Equus caballus, Cervus elaphus, Capriolo, Daino e Iena (Crocuta crocuta).
Negli strati più bassi sono maggiormente presenti resti di molluschi che popolavano la grotta nel suo periodo di formazione nel Tirreniano. Blanc determinò il periodo in cui visse l’uomo di Neanderthal nella pianura Pontina chiamandolo “Pontiniano”, mentre al periodo compreso nel Paleolitico Superiore corrisponde secondo Blanc il periodo “Circeiano” caratterizzato da un’ambiente più freddo e con la corrispondete fauna.
Bibliografia:
- The use of mortality patterns in archeological studies of hominid predatory adaptations, Mary C. Stiner, Journal of anthropological archeology 9, 1990, pp. 305-335.
- Food procurement and transportation by human and non-human predators, Mary C. Stiner, Journal of Archeological science 1991, 18, pp. 455-482.
- CURRENT ANTHROPOLOGY Volume 32, Number 2, April 1991: THE CULTURAL SIGNIFICANCE OF GROTTA GUATTARI RECONSIDERED, I The Faunal Remains from Grotta Guattari: A Thaponomic Perspective, Mary C. Stiner, pp. 103-117. CURRENT ANTHROPOLOGY Volume 32, Number 3, April 1991: Uranium Series and Electron-Spin-Resonance Dates, H. P. Schwartz, A. Bietti, W. M. Buhay , M. C. Stiner , R. Grun, A. Segre pp. 313-316.
- Subsistence, Tecnology and Adaptive Variation in Middle Paleolithic Italy, American anthropologist, Mary C. Stiner, Steven L. Khun, New Series, Volume 64, Issue 2 (Jun., 1992), pp. 306-339