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Villa dei quattro venti

Il sito archeologico di Villa dei quattro venti di età tardo repubblicana (inizi I sec a.C.) ricalca il progetto edilizio di un santuario dedicato a Venere, protettrice della fortuna del nuovo dittatore, Lucio Cornelio Silla, un nuovo culto che verrà ripreso dal padre di Cesare come simbolo di autopromozione con la deduzione di nuovi coloni presso Circeii. Le terrazze rivolte verso l’antico porto di Circeii e le attività commerciali.

Se le indagini archeologiche verranno confermate, la struttura si inserisce nel quadro dei grandi santuari repubblicani del Lazio, costruiti tra la metà del II e la metà del I secolo a.C. in posizioni scenografiche e dominanti, su imponenti sostruzioni a terrazze. L’accesso è garantito dalla via Marco Emilio Lepido, per salire direttamente sul sito. I tempi per raggiungere l’ingresso della grotta si aggirano intorno ai 5-10 minuti, prendendo come punto di origine il centro storico di San Felice Circeo.

Il sito è di grandi dimensioni, circa 8.000 m2, comprende due terrazze ed un ninfeo. Nel lato est si notano i restauri eseguiti dal Principe Poniatowsky che eresse il padiglione dei Quattro Venti, a forma di piccola torre, dove il nobile era solito recarvisi per respirare l'aria salubre del mare.
Per la realizzazione della struttura è utilizzata la tecnica edilizia dell’opus caementicium.
Il modello per la disposizione scenografica su terrazze digradanti può riferirsi ai grandi santuari della città di Pergamo, in Asia Minore, mentre i templi sorgono su alti podi e privi del colonnato sul retro. Le terrazze sono spesso circondate da portici su tre lati e spesso le arcate e le volte si affiancano o vengono nascosti dai colonnati.

Il complesso è stato oggetto nel 2010-2013 di un importante intervento di documentazione plano-volumetrico realizzato da un’équipe di ricerca dell’Università La Sapienza – progetto diretto da Diego Ronchi - in collaborazione con il Comune di San Felice Circeo, l’Ente Parco Nazionale del Circeo, la Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.